*Di Vittorio Coletti (pubblicato su La Repubblica il 05.06.16)

In uno dei luoghi più belli e pieni di storia del Ponente Ligure, il Casone dei Partigiani del Monte Faudo, attrezzato e mantenuto da magnifici volontari con una somma tutta nostrana di serietà e ironia, praticità e intelligenza, capita di dover parlare della Costituzione a dei ragazzini delle medie, accompagnati da un generoso professore e dai genitori.

Intorno ho la storia tragica e coraggiosa della Resistenza; i segni palpabili di una vicenda di dolori e di eroismo. So che da quei sacrifici e da quel coraggio è nata la Repubblica di cui festeggiamo i 70 anni e,con essa, due anni dopo, la Costituzione. Ma so anche che la Costituzione ha esattamente la mia età, essendo stata promulgata il primo giorno dell’anno in cui sono nato. E penso: io e la Costituzione siamo del pieno Novecento, del secolo scorso.

E questi bambini sono del nuovo secolo; dell’ormai cresciuto Duemila. Come posso avvicinare queste distanze, senza tradire il  glorioso passato che parla dalle pareti del piccolo museo partigiano di montagna e senza ingannare questi ragazzi di un secolo dopo, inducendoli, magari con un po’ di retorica, a condividere ideali del secolo prima? Ho cercato di farlo, partendo da un dato, che mi è professionalmente familiare: la Costituzione vigente è scritta in un italiano splendido, chiaro come in nessun altro testo legislativo italiano; purtroppo neppure nell’attuale revisione.